Fast food
Fa abbastanza (tanto) schifo, non ha valore nutrizionale, è insalubre. Caso chiuso. (L’unica eccezione me la concedo in ferie, una volta l’anno, quando l’altra ruota del carro inizia a mugugnare che vuole qualcosa di fritto. In quel caso rumino una mini-porzione di patatine e la guardo con occhio giudicante, prima di recuperare almeno un frutto e continuare a guardarla male.)
Cibo da asporto.
A meno che non mi trovi a casa altrui, magari circondata da persone che vogliono ordinare qualcosa per cena, non consumo cibo da asporto. Ma proprio mai. Essendo un po’ difficile da accontentare, trovo tutto sempre troppo salato, troppo unto oppure tristemente blando. D’altra parte, il costo non indifferente spesso non rispecchia la qualità delle materie prime, ergo perché auto-derubarsi? Una buona soluzione (oltre ad un paio di pizze surgelate, se vi piacciono), potrebbe essere la cosiddetta Meal-prep. (Ne parlai un poco su Donne che Emigrano all’Estero)
Cibo-Instagram.
Lo confesso: quando riesco a cucinare qualcosa di esteticamente piacevole, eventualmente ricercato e, si spera, buono tendo a fotografarlo brevemente dopo averlo impiattato. Si tratta, insomma, di cose che cucino con l’intento primario di mangiarle. Come spesso accade, però, lavorando a contatto con il pubblico vedo sempre più persone armate di macaron e fotocamera, matcha in lattina o acqua di cocco nel tetrapac multicolore. Questi “piccoli sfizi” hanno smesso di far parte della mia lista della spesa, sempre ammesso ne abbiano mai fatto parte, secoli fa, quando ho iniziato il mio percorso di decrescita.
Bevande zuccherate.
L’eventuale bicchiere di Ginger ale me lo concedo esclusivamente al pub e/o uscendo con gli amici e a casa bevo solo acqua, eventualmente aromatizzata con due fette di limone o di lime. Se da un lato lo faccio per una questione salutare (calorie vuote, materie prime discutibili e picco glicemico), dall’altro faccio del bene all’ambiente (evitando di produrre plastica) e al portafoglio. L’unica eccezione che mi concedo una tantum (perché ne bevo talmente poco che la maggior parte delle volte rischierei di buttarne la metà) è il succo di frutta 100%. Ve l’ho detto: sono noiosa. Se poi ho ospiti, magari capita una bottiglia di soda ma nemmeno sempre.
[Idem per vino e/o liquori. Quelli che ho in casa sono regali e/o lasciti di ospiti che si sono sentiti in dovere di portare qualcosina. Le uniche bottiglie di vino (o eventualmente birra) che compro, le compro se ho ospiti che ne bevono.]
Complementi d’arredo e/o accessori per la cucina non necessari.
Qua si tratta di decidere cosa utilizziamo e cosa no: io ho un blender per fare smoothies e un frullatore (portato dall’Italia durante un viaggio in macchina) e, credetemi, uso entrambi più volte a settimana. Dall’altra parte, da quando ho 20 anni sono tentata di comprarmi il cosiddetto “temperino per le verdure”. Essendo le zucchine nostrane quelle che sono, però, qua me ne farei ben poco ergo nada. Idem per i servizi di tazze e tazzine che, se non siete soliti ricevere ospiti a tutte le ore, servono solo a prendere polvere. E che dire dei mille vasi o dei mille candelieri? Credetemi, ne ho regalati e visti regalare così tanti, in questi ultimi anni… Insomma: individuate quello che vi occorre veramente ed evitate il resto. Facile, no?
Giornali
L’unico giornale che amo leggere, di tanto in tanto, è Vogue e, nemmeno a dirlo, posso prenderlo in prestito dalla biblioteca civica evitando quindi di spendere 7,00€. Il resto delle notizie è reperibile in rete e la maggior parte dei quotidiani è reperibile on-line, ergo perché non risparmiare e, cosa non da poco, evitare di riempir casa propria di carta?
Fast fashion
Vestiti “per l’occasione”
Cosmetici che non uso
Alla mia veneranda età ho dovuto constatare che, alla fine della fiera, uso sempre gli stessi tre rossetti (nero, color prugna e marrone), il kajal e il mascara. Ho due ombretti che uso una volta ogni morte di papa e il fondotinta. Punto. Tutto il resto – palette, contour, higlighter e via discorrendo – mi riempirebbe la casa e rimarrebbe a prendere polvere, ergo perché non evitare?
Prodotti per la pulizia che non uso
Se vi intrufolaste in casa dei miei, ora, trovereste una serie infinita di prodotti per la pulizia della casa. Infinita. Il più delle volte, il 40% di questi ha peraltro la stessa funzione. Attualmente, sto usando – oltre al detersivo per i panni – un detergente multiuso (pavimenti, piastrelle, superfici in ceramica ect), un gel per la tazza del gabinetto, un sapone per piatti e abbiamo ancora un vecchio prodotto per i vetri che non usa praticamente nessuno. Per il resto, sono una convinta utilizzatrice di aceto e, eventualmente, bicarbonato di sodio. Ciononostante, casa mia, pur non splendendo sempre, è pulita e disinfettata. A beneficiarne non è solo il portafoglio quanto anche, con mia somma gioia, l’ambiente.
Insomma, vivere con (almeno) dieci cose in meno si può! Non ne beneficerà solo il portafoglio, quanto anche l’ambiente e, credetemi, voi stess*! C’è qualcosa di estremamente rilassante nell’entrare in uno spazio privo di eccessi e/o nel sapere come vivere con il necessario e poco altro. In qualche modo ha a che fare con la meditazione, con il ritorno a se stessi, con un benessere tutto personale. Provate a rinunciare a queste (o altre) dieci cose per un periodo limitato di tempo e ascoltatevi. Chi lo sa? Magari scoprirete che non facevano per voi e riuscirete a lasciarle andare!