Qualche tempo fa, al solo sentire la parola resilienza, avrei sospirato rumorosamente.
Se c’è una cosa che mi ha sempre fatto storcere il naso, infatti, sono gli articoli in cui se ne parla. Leggere di questa forza primordiale che ci fa rialzare, asciugarci le lacrime ed andare avanti, davvero, non faceva per me. Non è il concetto a farmi arricciare il naso, capiamoci, bensì la retorica di chi sorride della resilienza umana dall’alto del proprio scranno senza alcuna cognizione di causa. Insomma, come direbbero i miei amici tedeschi: “leere Worte, mein Freund, leere Worte.” (Parole vuote, amico mio. Parole vuote)
Resilienza come antidoto allo stress del quotidiano
Venerdì, dopo aver lavorato otto ore in mezzo a clienti francamente esasperanti, roba che persino la padrona del negozio era senza parole, sono arrivata a casa e mi sono guardata attorno. Valigie da riempire, borse da portare alla campana dei vestiti, documenti da mettere in ordine e via discorrendo… insomma: un bel casino. Tutto ‘sto disordine, unito al fatto ci siano cose che non possa ritirare e/o sistemare prima dell’ultimissimo minuto, mi ha sopraffatta al punto tale che, davvero, desideravo solo sedermi e passare il tempo davanti all’ennesimo loop fatto di gattini adorabili e famiglie riunite coi loro animaletti. Insomma, Netflix pareva una soluzione decisamente più allettante delle millemila faccende che, invece, mi aspettavano alla porta.
Resilienza come non-scelta
Resilienza come scelta ponderata di coraggio
A volte, insomma, la resilienza non è un istinto primordiale, bensì una scelta ponderata ed un esercizio di disciplina interiore. È facile? No. Proprio per questo detesto la retorica vuota di chi, dall’alto di uno scranno dorato, parla di resilienza e di coraggio senza averne sperimentato i propri effetti sulla pelle. Sì: anche quelli meno gradevoli.
Sarebbe bello, lo confesso, smetterla di indorare pillole e tingere di rosa realtà che, ammettiamolo, di roseo hanno ben poco. Sarebbe oltremodo fantastico, sul serio, se imparassimo ad accettare queste palate di grigio per quello che sono e, una volta fatto questo, a muoverci di conseguenza nel tentativo di regalare loro almeno un pochino di colore. Che ne dite? Vale la pena di fare un tentativo? Io credo proprio di sì.
Si credo ne valga la pena. Bisogna guardare le cose per quello che sono e non fingere che sia tutto ok. La soluzione a volte non è facile, ma questa è la vita. E bisogna esser parte
Bisogna anche saper andare avanti, nonostante tutto. Non si tratta solo di realismo o di resilienza, quanto di intelligenza unita a senso di preservazione.